Cammino Sinodale
Decisivo l'ascolto Merita un ministero
Lauro Paoletto
Conclusa la prima fase, la sintesi è stata inviata a Roma.
Alla veglia di Pentecoste le conclusioni saranno affidate alla Diocesi.
Il vescovo Beniamino ha inviato nei giorni scorsi alla Segreteria Generale del cammino sinodale delle Chiese in Italia la relazione sintetica frutto dell'ascolto realizzato a vari livelli nella nostra diocesi nelle scorse settimane. Si tratta di un passaggio particolarmente significativo che chiude la prima fase dell'ascolto (nella foto grande un momento della celebrazione di apertura del cammino sinodale lo scorso 17 ottobre) e rappresenta per la stessa comunità ecclesiale vicentina un riferimento sintetico che sarà importante per i passi successivi. In questo senso la sintesi sarà idealmente consegnata alla Diocesi durante la veglia di Pentecoste che si terrà in Cattedrale a Vicenza il prossimo sabato sera 4 giugno.
I contributi pervenuti e utilizzati per la sintesi finale sono 107. Sono il frutto di un lavoro di confronto che ha coinvolto, per ognuno, più persone: dai consigli pastorali, ai gruppi parrocchiali, alle realtà associative o di movimenti ecclesiali, agli insegnanti di religione. Nel dettaglio ci sono stati 42 contributi da Unità pastorali, 8 da singole parrocchie, 2 da vicariati, 13 da altri gruppi diocesani.
«Le persone coinvolte sono state davvero molte» osserva don Flavio Marchesini, direttore dell'Ufficio per il coordinamento della Pastorale che con Sabrina Pilan e Graziano Cazzaro fa parte dell'équipe diocesana di coordinamento del cammino sinodale e che ha redatto la sintesi finale con l'aiuto di un gruppo di altri 14 rappresentanti di diverse realtà diocesane. «Un lavoro prezioso - osservano - in cui abbiamo sempre sentito la vicinanza e il sostegno del vescovo Beniamino ». Le persone che hanno partecipato ai momenti di ascolto lo hanno fatto perché ci credevano e nel fare una sintesi condivisa hanno fatto una esperienza di sinodalità, di cammino insieme. «Molti - nota don Flavio - hanno davvero preso a cuore l'invito di papa Francesco e lo hanno svolto con passione e con serietà. Certamente non dappertutto c'è stato questo spazio di ascolto. L'esperienza è stata proposta e ha funzionato laddove, innanzitutto, ci hanno creduto i preti».
Un primo dato significativo emerso è la conferma del bisogno di ascolto, come sottolineano tutti e tre i componenti l'équipe. «Questo dovrebbe essere un atteggiamento stabile, tanto che in sede di sintesi finale - sottolinea Marchesini -, parlando di nuovi ministeri, c'è stato chi ha proposto il ministero dell'ascolto ». Sabrina Pilan conferma e sottolinea come questo «chieda una conversione, un cambio di mentalità». Il 'cambiamento' è, infatti, l'altra indicazione emersa con forza e con esso una maggiore attenzione nei confronti «di giovani e delle donne» come ricorda Graziano Cazzaro. «Il cambiamento è innanzitutto verso i giovani - nota Pilan - che non si sentono ascoltati e domandano un diverso linguaggio».
Anche Marchesini sottolinea la centralità della questione giovanile con i giovani portatori di stili ed esigenze nuove in termini di linguaggi, di riferimenti territoriali («i giovani ci aiutano a superare il campanilismo », osserva). In questa fase di ascolto - ricorda don Flavio - «ci sono state anche alcune inziative interessanti.
In un paio di occasioni alcuni preti hanno ascoltato i giovani o direttamente o a scuola o nei gruppi giovanili attraverso gli insegnanti di religione e gli animatori». In alcune situazioni c'è stata un'attenzione speciale a realtà particolari «come quando ci si è messi in ascolto con il gruppo disabilità o il gruppo di single, categorie che di solito non hanno voce e che in tale occasione qualcuno ha avuto l'attenzione di ascoltare».
Sabrina Pilan.
Cazzaro riconosce che «dobbiamo crescere nell'ascolto. Spesso i problemi nascono perché siamo più preoccupati di dare 'la nostra giusta risposta' piuttosto che metterci in discussione ascoltando le ragioni dell'altro».
Pilan sottolinea come lo spazio dato all'ascolto sia «un'opportunità: papa Francesco ha colto che dobbiamo ripartire dall'ascolto e dalla relazione. Questa è stata l'esperienza più importante. C'è chi ha fatto fatica, ma chi ha partecipato si è sentito ascoltato. Certo c'è stato anche chi non ha voluto mettersi in gioco nascondendosi dietro 'Non serve a niente, resta tutto come prima'». Questo lavoro «chiede una relazionalità - sottolinea Sabrina - e quindi un'ottica differente rispetto al passato. Personalmente sono fiduciosa e dunque il fatto che siamo minoranza. Si registra poi la fatica di trasmettere la fede ai giovani. Un terzo elemento che torna - prosegue il direttore della pastorale - è che la chiesa appare chiusa in se stessa e poco attenta ai temi sociali, politici, familiari».
Dalle risposte si nota anche una certa stanchezza dei preti oberati da tanti compiti amministrativi e quindi con poco tempo per l'ascolto e con la loro fatica di valorizzare i laici, laici che, peraltro, hanno bisogno di essere formati e accompagnati. Su tale versante don Flavio sottolinea l'esigenza di « ripensare il ministero del prete e con esso tutta la ministerialità della chiesa. La sinodalità porta con sé la corresponsabilità e la ministerialità. Non occorre dunque solo pensare e pregare insieme, ma anche lavorare insieme per la evangelizzazione».
«L'impressione che si registra, inoltre, è che la Chiesa vada avanti sull'urgenza, senza programmazione e investimento a lunga scadenza. Il rischio così è di una navigazione a vista».
Nel ripensare al percorso fatto, tutti i componenti dell'équipe sono consapevoli che la sfida è come fare in modo che questo esercizio di ascolto diventi una prassi. «I nostri vescovi - ricorda don Flavio - si sono impegnati affinché il cammino possa proseguire addirittura fino al 2025, come tempo di riflessione su questi punti. Per fare questo occorre però giungere, anche attraverso dei passaggi con i consigli diocesano e presbiterale, a delle decisioni concrete che poi possano essere riprese a livello locale e adattate alle singole esigenze.
L'importante - osserva - non è tanto avere un nuovo documento quanto
che crescano nelle singole comunità delle nuove modalità sinodali,
cioè un nuovo modo di porsi ad affrontare insieme i problemi e a trovare delle soluzioni adeguate».
Graziano Cazzaro pensando alla propria esperienza di queste settimane confida di essersi «ulteriormente e positivamente 'allenato all'ascolto' perché il lavoro di sintesi finale ha comportato proprio questo». E aggiunge: «L'impressione che ho raccolto è quella che, accanto fortunatamente a molti semi belli e importanti di crescita nelle nostre comunità, ci sono ancora realtà 'che lamentano' il desiderio di un tempo che non c'è più e non può più tornare. Per fortuna vi sono comunità desiderose di camminare, richieste di ministerialità altre in particolar modo ai giovani e alle donne, di fare nuove esperienze di cammini di fede, di un rinnovata ricerca celebrativa».
«L'aspetto più importante che è emerso e che personalmente mi ha colpito è che da molte parti è stato evidenziato come il cammino delle Unità pastorali, pur tra innegabili difficoltà e problemi, rappresenti già di per sé un cammino sinodale; questo è importante perché dimostra, nonostante tutti i pareri contrari, che l'intuizione maturata dopo il sinodo diocesano di dare una risposta seria alla mancanza di presbiteri, si stia rivelando un modello interessante che mette in relazione comunità diverse, che unisce in un cammino comune laici disposti al servizio».
Sabrina Pilan, peraltro, esprime la consapevolezza che il processo non è terminato, anzi è appena avviato e che «si cercherà di raggiungere anche chi non si è sentito ascoltato. Questo processo deve diventare prassi pastorale e per questo serve una conversione anche personale che metta al centro la costruzione di relazioni che è quello che chiede l'ascolto, ovvero il camminare insieme».
Il desiderio - confida in conclusione don Flavio Marchesini - «è che tutto questo lavoro diventi una mappa che possa offrire indicazioni per i prossimi tempi del cammino diocesano e che a cominciare dalla ministerialità condivisa e diffusa cresca quel sogno di Chiesa che si intravvede da questa mappa che insieme stiamo delineando».
». Per quanto concerne i contenuti una preoccupazione emersa - spiega Marchesini - «è l'allontanamento di tante persone dalla comunità ecclesiale
Don Flavio Marchesini.
Graziano Cazzaro.
Tra i nodi evidenziati la difficoltà
di trasmettere la fede ai giovani.
Occorre ripensare il ministero del prete e
tutta la ministerialità
della chiesa.